DISCLAIMER: Articolo lungo e condito di nostalgia, retorica, qualche lamento, e via dicendo.
Erano gli anni bui.
Era il periodo in cui il dialogo appariva come la cosa più difficile del mondo. Si chiamava adolescenza.
Tutti avevamo una voce dentro, una voce fortissima che però rimaneva strozzata in una campana di vetro, e talvolta usciva fuori, appoggiandosi sulle strade del pensiero, tramite la musica. E non parlo della musica che ascoltavamo casualmente alla radio, mentre nostro padre guidava o mentre la mamma faceva le pulizie a casa. Parlo di quella musica che qualcuno ha definito “la colonna sonora della nostra vita”, ma alla quale nella nostra fase adolescenziale affidiamo il compito di farci da padre e da sorella. Quella musica che noi ascoltiamo con atteggiamento mentale attivo, che ci porta oltre, ci porta nel futuro facendoci appoggiare sulle emozioni del passato.
Ognuno di noi, in quegli anni, si era avvicinato a questa musica in tanti modi: qualcuno è stato spinto a imparare uno strumento, qualcuno tramite il CD masterizzato dal compagno di scuola o dal cugino più grande. Qualcun’altro sfogava i suoi disagi adolescenziali frequentando gruppi alternativi.
La mia storia è forse un po’ più di nicchia rispetto ai casi proposti sopra. Io scoprii quel tipo di musica grazie agli AMV.
Correva l’anno scolastico 2005/2006 (per noi era l’unico modo di scandire il tempo), frequentavamo la terza superiore dell’istituto tecnico, e una volta a settimana riuscivamo a passarci musica, foto, GIF e video tramite le prime chiavette USB (256Mb ai più fortunati) nell’aula di informatica. Si trattava quasi sempre di riprese fatte in classe con le pixellose camere dei cellulari dell’epoca, oppure di video divertenti che giravano su internet quando “social network” era ancora una parola sconosciuta. Ci fu una volta, però, in cui tra le mie mani arrivò una cartella diversa, che mi incuriosì. Si chiamava “[Final Fantasy – AMV]”.
Tornato a casa, esplorai il contenuto di quella cartella: erano vari filmati ottenuti montando immagini di Final Fantasy 7, 8 e 9, con sottofondo di canzoni di vario genere (inclusa una canzone nientepopodimento che di… Vasco Rossi). Guardando e riguardando quei video scoprii gruppi che mai avrei conosciuto altrimenti: S.O.A.D, Offspring, Lordi, Nightwish, Sonata Arctica e compagnia cantando.
Guardare quei video era una sensazione nuova. Immagini incredibili, montate più o meno sensatamente con musiche emozionanti. Sentivo che c’era qualcosa di attivo nel modo in cui guardavo e ascoltavo. Sentivo che potevo e dovevo farlo anche io. Sentivo che era un modo più interessante e coinvolgente di esprimere i miei disagi giovanili, le mie paure e i miei dubbi ma anche l’energia delle cose che mi piaceva e mi piace fare, rispetto al semplice ascolto di un pezzo metal.
Potevo manipolare i miei personaggi preferiti e fargli vivere la storia che volevo io, sperimentando tecniche di montaggio, provando mille nuovi programmini finchè non trovavo quello che leggeva i file senza fare storie.
Gli AMV ti facevano sentire un autore. E un autore è, per definizione, libero.
Qui finisce il mio ricordo, che forse trova ancora un barlume di vita, da qualche parte, nell’angolo umidiccio della stanza dove risiedeva il mio ex computer. Tanti altri possono ritrovarsi in quel che ho scritto, altri ancora probabilmente hanno vissuto l’esperienza ricordando gli anime e i videogames nuovi che hanno conosciuto grazie ai video.
Anno Domini 2016. Dieci Anni dopo.
Proprio mentre pensavo di scrivere un pensiero riguardo gli AMV (dai quali nel frattempo si sono scissi i GMV, Game Music Video, che più propriamente identificano il genere che seguivo io), ho notato su Facebook che una mia cara amica ne aveva appena postato uno fatto da lei.
Guardai il video in questione e fui subito colto da sensazioni miste di nostalgia ed entusiasmo, come se una parte di me fosse sopraffatta dalla malinconia e volesse premere la X per chiudere il video, ma un’altra parte mi dicesse “ehi, queste cose non sono morte con il tuo ricordo. C’è chi le fa ancora, e meglio di prima”.
In pochi secondi ho capito che non poteva essere una coincidenza se quel post è apparso mentre pensavo di parlare dell’argomento, e mi sono meravigliato di quando alcune cose di nicchia che mi accompagnavano durante le malinconiche e ripetitive giornate degli anni ’05/’06 fossero tornate a sorpresa, per poi scoprire che non si sono mai fermate.
Ho deciso di scrivere questo post come proseguimento ideale di quello riguardanti i rituali e soprattutto quello sui ricordi, per continuare la mia ricerca interiore ed esteriore verso il senso di ciò che facciamo tutti i giorni, di ciò che ci aiuta nei momenti di sconforto o che semplicemente, e senza un vero motivo, ci piace e ci fa andare avanti. Sono felice di scoprire che esiste ancora gente che realizza AMV/GMV non per moda o per motivi contrattuali con YT, ma perchè sente che è un modo completo, partecipativo e gratificante di esprimere ciò che ha dentro, nonostante l’evoluzione della tecnologia user consenta ormai, rispetto almeno al 2006, di realizzare foto e video semiprofessionali con pochissimi mezzi e costi.
E in un certo senso spero che rimanga una cosa di nicchia, semplicemente perchè è bello così.
Grazie mille Mary (questo è il suo canale che assolutamente vi consiglio) per l’ispirazione e la collaborazione che mi hai dato:
Questo invece è il risultato di una delle tante giornate sopracitate: il GMV è l’unico che mi è rimasto salvato, e non è mio, perchè in questo caso mi limitai a ritoccarne uno già esistente (mi perdoni l’autore originale, chiunque sia) ma si conclude con un piccolo corto omaggio a Final Fantasy.